Il tabagismo
Inviato: 25/08/2009, 19:15
Constatata l'ignoranza di tanta gente sulle sostanze psicotrope e data l'impossibilità di affrontarle tutte, dovuta al regolamento del forum, oggi metto a vostra disposizione un riassunto del capitolo sul tabagismo del libro "Droghe - Tossicofilie e tossicodipendenze" (A. Salvini, I. Testoni, A. Zamperini).
E' lungo, ma considerate che sarebbero 30 pagine.
Se vedo che la cosa interessa, a breve inserirò anche quello sull'alcolismo.
Effetti del fumo di tabacco
Per tabagismo si intende l'intossicazione da uso eccessivo di tabacco da fumo. La nocività del fumo va distinta dalla nocività della nicotina. Quest'ultima sostanza è ritenuto impropriamente l'unico elemento nocivo dello stesso. In realtà i pericoli e gli effetti biologici di nicotina e tabacco devono essere considerati separatamente: la prima è forse l'unico composto dotato di proprietà gratificati tra i 4000 componenti del fumo di sigaretta che, invece, brucia sostanze tossiche non gratificanti e farmacologicamentee molto attive. La composizione chimica dell fumo del tabacco è complessa e variabile e dipende dalla qualità del tabacco, dalla lavorazione cui è stato sottoposto, dal modo in cui viene fumato. I principali composti sono: l'ossido di carbonio, l'acido cianidrico, gli ossidi di azoto, le aldeidi, i fenoli, gli alcaloidi (come la nicotina), l'arsenico, gli elementi radioattivi, gli idrocarburi aromatici. I componenti del fumo, per la massima parte si formano durante la combustione (tra i 600° e gli 800°), da altri composti presenti nelle foglie e che sono detti precursori. I fattori presenti nella composizione del fumo da tabacco sono circa 12.000, di cui 4000 sono stati individuati; tutto ciò evidenzia i limiti di un'analisi tossicologica fatta esclusivamente in funzione dell'elemento più conosciuto, la nicotina. La nicotina è il più importante alcaloide contenuto nel tabacco e specialmente nelle foglie. Numerosissimi studi (Cocores, Miller, 1993; Fiore et al., 1994) indicano che la nicotina e altri ingredienti del tabacco sono responsabili di un'ampia varietà di problemi sanitari e del decesso di più di 10.000 persone al giorno in tutto il mondo; nello specifico può essere utile consultare i documenti redatti dalla Lega Italiana per la lotta contro i tumori (1999). La nicotina è subito assorbita da ogni sito interno ed esterno dell'organismo (polmoni, tratto gastrointestinale, cute, mucosa orale e nasale); penetra anche nell'encefalo del feto attraversando la barriera placentare, compare in tutti i liquidi dell'organismo, compreso il latte mateerno (Jarvik, Schneider, 1992). A differenza di altre sostanze, il fumatore può controllare la dose di nicotina inalata ed evitare la tossicità acuta, visto che quest'ultima è strettamente associata alle modalità impiegate nel fumare, e in particolare alla frequenza degli atti respiratori, alla profondità dell'inalazione, al tempo di trattenimento nei polmoni, al numero totale di sigarette fumate. Tutto ciò permette al fumatore di regolare la velocità di assunzione della sostanza e quindi di controllare il livello ematico di nicotina. Il fegato metabolizza circa l'80-90% della nicotina somministrata a un soggetto prima che il farmaco sia esecreto dai reni. L'emivita è di circa due ore. Il meccanismo d'azione della nicotina è di stimolazione ed è molto simile a quello della cocaina e delle amfetamine. La nicotina, tuttavia, a differenza degli altri due farmaci che agiscono direttamente, ha un'azione di tipo indiretto (Waters, Sutton, 2000), e ciò porta a un più basso livello di stimolazione dopaminergica nelle aree del rinforzo dell'encefalo (Jarvik, Schneider, 1992). Una volta metabolizzata e arrivata a livello cerebrale, provoca il rilascio di una serie di ammine piogene e determina l'attivazione dei recettori specifici dell'acetilcolina nel Sistema Nervoso Centrale, compresa la corteccia cerebrale, inducendo l'aumento dell'attività psicomotoria, dell'attività cognitiva, delle prestazioni sensomotorie, dell'attenzione, della consolidazione mnemonica. Gli effetti biologici del fumo di tabacco sono numerosissimi. Tra i principali composti ricordiamo l'acido cianidrico e l'ossido di carbonio, il catrame e la nicotina. Il primo è un veleno respiratorio, in quanto a forti dosi inibisce la respirazione delle cellule. Lo stesso vale per il monossido di carbonio, il quale interferisce con il trasporto dell'ossigeno nel sangue e con la sua utilizzazione da parte delle cellule. Per tale ragione i globuli rossi dei fumatori perdono il 15% della loro capacità di trasportare ossigeno. Ciò può avere un effetto deleterio sul cuore e sul sistema circolatorio e potrebbe accrescere in maniera significativa il rischio di cardiopatia coronaria nei fumatori (Ockene, Kristeller, 1998; Newcomb, Carbone, 1992). Il monossido di carbonio, per la sua proprietà di sostituirsi all'ossigeno e bloccare la respirazione cellulare, è il responsabile delle morti che si verificano per il malfunzionamento delle stufe a carbone in ambienti chiusi. Ossidi di azoto, aldeidi e fenoli sono i maggiori responsabili dell'azione irritante sulle mucose respiratorie e sulle congiuntive ed impediscono il trasporto e l'eliminazione delle sostanze estranee e favorendo perciò la penetrazione delle sostanze corpuscolate del fumo nelle porzioni profonde dell'albero respiratorio. In maggior parte ciò è provocato dagli alcaloidi e dalle sostanze ad azione cancerogena come l'arsenico, le nitrosamine, gli elementi radioattivi, ecc. (Jarvik, Schneider, 1992). Il catrame non solo causa, ma anche favorisce alterazioni maligne. Il fumo sviluppato dalla parte finale della sigaretta che brucia contiene quantità di ammine aromatiche cancerogene considerevolmente più elevate rispetto al resto del fumo ed è stato dimostrato (Glantz, Parmley, 1991; U.S. Environmental Protection Agency, 1992) che produce effetti negativi anche sulla salute degli individui che non fumano, ma che si trovano nello stesso ambiente del fumatore.
Altre sostanze importanti sono le sostanze cancerogene. Shinya et al. (1997) hanno accertato che i leucociti neutrofili attivati a seguito di esposizione a fumo di sigaretta provocano danni al DNA dei leucociti mononucleati, provocando difetti nella riproduzione delle cellule, generando tumori.
Effetti della nicotina
Molte ricerche, nell’ultimo ventennio (Newhouse, Hughes, 1991), hanno dimostrato che i fumatori manifestano un comportamento di “ricerca della nicotina”, in modo da garantirsi costantemente un determinato livello di questa sostanza nel sangue. Jarvik e Schneider (1992), hanno mostrato come le sigarette con elevata concentrazione di nicotina determinano un abbassamento della frequenza, del numero e/o dell’intensità delle aspirazioni e viceversa. È importante sottolineare che i fumatori di sigarette a basso rendimento non consumano necessariamente meno nicotina, essi tendono a mantenere comunque i livelli di nicotina tra 30/40 mg/ml di plasma, attraverso profonde inalazioni (Jarvik, 1997).
Allo stato attuale il ruolo della nicotina come composto puro nella genesi delle forme tumorali è molto dubbio. Perché se è vero che la nicotina può essere convertita in un composto carcinogeno (nitrosonornicotina), è anche discutibile che la quantità formatasi sia sufficiente a provocare tumori (Cocores, Miller, 1993).
I danni più gravi determinati dalla nicotina sono senz’altro i danni dovuti all’intossicazione cronica che si manifestano a carico del sistema circolatorio con le seguenti manifestazioni: vasocostrizione periferica e conseguente aumento della pressione arteriosa; aumento dei battiti cardiaci, il che comporta affaticamento del cuore; spasmo delle arterie coronarie con possibilità di angina pectoris aumentando il rischio dell’infarto.
Altri disturbi si possono manifestare anche a carico dell’apparato digerente, della vista, dell’apparato respiratorio, sullo stomaco (favorendo gastrite ed ulcera).
Statistiche
Attualmente si verificano 3,5 milioni di decessi all’anno causati dal fumo. Si stima che per il 2030 saranno circa 10 milioni. Per quella data, basandosi sugli attuali trend dei fumatori, si prevede che il tabacco sarà la principale causa di un complesso di malattie nel mondo, causando circa 1/8 dei decessi complessivi.
In percentuale, i fumatori che cominciano a fumare nell’adolescenza e continuano a fumare regolarmente hanno circa il 50% di possibilità di morire a causa del tabacco. Metà di questi morirà prima della mezza età, prima del compimento dei 70 anni, perdendo circa 22 anni di normale aspettativa di vita. Fumando in maniera continuativa, i fumatori hanno un tasso di mortalità circa 3 volte superiore a quello dei non fumatori a prescindere dall’età di inizio. Per i fumatori, la probabilità di sviluppare un cancro al polmone sembra essere dieci volte maggiore rispetto ai non fumatori e per i fumatori “pesanti” (2 o più pacchetti al giorno) sembra superiore di 15-25 volte. I fumatori hanno un rischio di morte per cardiopatia coronaria che è da due a quattro volte maggiore rispetto ai non fumatori, a seconda della frequenza con cui fumano (Zhong et al., 2000). Il ruolo del fumo nelle principali malattie respiratorie è notevolissimo, in quanto sembra il responsabile dello sviluppo di bronchiti ed enfisemi con una probabilità prossima al 90%. (Fielding, 1985; Durda, Ziemecka, Szafranski, 1976).
Dipendenza
La prima sigaretta della giornata provoca tachicardia, che persiste fino a quando i livelli plasmatici di nicotina raggiungono l’equilibrio. Quando i fumatori cronici si astengono dalla sigaretta, presentano una caduta della frequenza cardiaca, che rimane bassa a lungo, almeno per dieci giorni. Il sollievo dall’astinenza sembra essere il tipo principale di rinforzo negativo per i fumatori. La condizione di deprivazione di nicotina per forti fumatori comporta irritabilità e disagio alleviabili solo con nicotina sostitutiva (Hughes et al., 1991). Non è mai stata dimostrata una riduzione dell’ansia dovuta a sostanze presenti nel fumo di tabacco in senso assoluto; la riduzione dell’ansia può essere rilevata, invece, solo quando si assuma nicotina durante l’astinenza, per via della stessa condizione dell’astinenza (Hashizume et al., 2000).
Nella quarta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV) la dipendenza e l’astinenza da nicotina sono classificate come un disturbo psichico.
E' lungo, ma considerate che sarebbero 30 pagine.
Se vedo che la cosa interessa, a breve inserirò anche quello sull'alcolismo.
Effetti del fumo di tabacco
Per tabagismo si intende l'intossicazione da uso eccessivo di tabacco da fumo. La nocività del fumo va distinta dalla nocività della nicotina. Quest'ultima sostanza è ritenuto impropriamente l'unico elemento nocivo dello stesso. In realtà i pericoli e gli effetti biologici di nicotina e tabacco devono essere considerati separatamente: la prima è forse l'unico composto dotato di proprietà gratificati tra i 4000 componenti del fumo di sigaretta che, invece, brucia sostanze tossiche non gratificanti e farmacologicamentee molto attive. La composizione chimica dell fumo del tabacco è complessa e variabile e dipende dalla qualità del tabacco, dalla lavorazione cui è stato sottoposto, dal modo in cui viene fumato. I principali composti sono: l'ossido di carbonio, l'acido cianidrico, gli ossidi di azoto, le aldeidi, i fenoli, gli alcaloidi (come la nicotina), l'arsenico, gli elementi radioattivi, gli idrocarburi aromatici. I componenti del fumo, per la massima parte si formano durante la combustione (tra i 600° e gli 800°), da altri composti presenti nelle foglie e che sono detti precursori. I fattori presenti nella composizione del fumo da tabacco sono circa 12.000, di cui 4000 sono stati individuati; tutto ciò evidenzia i limiti di un'analisi tossicologica fatta esclusivamente in funzione dell'elemento più conosciuto, la nicotina. La nicotina è il più importante alcaloide contenuto nel tabacco e specialmente nelle foglie. Numerosissimi studi (Cocores, Miller, 1993; Fiore et al., 1994) indicano che la nicotina e altri ingredienti del tabacco sono responsabili di un'ampia varietà di problemi sanitari e del decesso di più di 10.000 persone al giorno in tutto il mondo; nello specifico può essere utile consultare i documenti redatti dalla Lega Italiana per la lotta contro i tumori (1999). La nicotina è subito assorbita da ogni sito interno ed esterno dell'organismo (polmoni, tratto gastrointestinale, cute, mucosa orale e nasale); penetra anche nell'encefalo del feto attraversando la barriera placentare, compare in tutti i liquidi dell'organismo, compreso il latte mateerno (Jarvik, Schneider, 1992). A differenza di altre sostanze, il fumatore può controllare la dose di nicotina inalata ed evitare la tossicità acuta, visto che quest'ultima è strettamente associata alle modalità impiegate nel fumare, e in particolare alla frequenza degli atti respiratori, alla profondità dell'inalazione, al tempo di trattenimento nei polmoni, al numero totale di sigarette fumate. Tutto ciò permette al fumatore di regolare la velocità di assunzione della sostanza e quindi di controllare il livello ematico di nicotina. Il fegato metabolizza circa l'80-90% della nicotina somministrata a un soggetto prima che il farmaco sia esecreto dai reni. L'emivita è di circa due ore. Il meccanismo d'azione della nicotina è di stimolazione ed è molto simile a quello della cocaina e delle amfetamine. La nicotina, tuttavia, a differenza degli altri due farmaci che agiscono direttamente, ha un'azione di tipo indiretto (Waters, Sutton, 2000), e ciò porta a un più basso livello di stimolazione dopaminergica nelle aree del rinforzo dell'encefalo (Jarvik, Schneider, 1992). Una volta metabolizzata e arrivata a livello cerebrale, provoca il rilascio di una serie di ammine piogene e determina l'attivazione dei recettori specifici dell'acetilcolina nel Sistema Nervoso Centrale, compresa la corteccia cerebrale, inducendo l'aumento dell'attività psicomotoria, dell'attività cognitiva, delle prestazioni sensomotorie, dell'attenzione, della consolidazione mnemonica. Gli effetti biologici del fumo di tabacco sono numerosissimi. Tra i principali composti ricordiamo l'acido cianidrico e l'ossido di carbonio, il catrame e la nicotina. Il primo è un veleno respiratorio, in quanto a forti dosi inibisce la respirazione delle cellule. Lo stesso vale per il monossido di carbonio, il quale interferisce con il trasporto dell'ossigeno nel sangue e con la sua utilizzazione da parte delle cellule. Per tale ragione i globuli rossi dei fumatori perdono il 15% della loro capacità di trasportare ossigeno. Ciò può avere un effetto deleterio sul cuore e sul sistema circolatorio e potrebbe accrescere in maniera significativa il rischio di cardiopatia coronaria nei fumatori (Ockene, Kristeller, 1998; Newcomb, Carbone, 1992). Il monossido di carbonio, per la sua proprietà di sostituirsi all'ossigeno e bloccare la respirazione cellulare, è il responsabile delle morti che si verificano per il malfunzionamento delle stufe a carbone in ambienti chiusi. Ossidi di azoto, aldeidi e fenoli sono i maggiori responsabili dell'azione irritante sulle mucose respiratorie e sulle congiuntive ed impediscono il trasporto e l'eliminazione delle sostanze estranee e favorendo perciò la penetrazione delle sostanze corpuscolate del fumo nelle porzioni profonde dell'albero respiratorio. In maggior parte ciò è provocato dagli alcaloidi e dalle sostanze ad azione cancerogena come l'arsenico, le nitrosamine, gli elementi radioattivi, ecc. (Jarvik, Schneider, 1992). Il catrame non solo causa, ma anche favorisce alterazioni maligne. Il fumo sviluppato dalla parte finale della sigaretta che brucia contiene quantità di ammine aromatiche cancerogene considerevolmente più elevate rispetto al resto del fumo ed è stato dimostrato (Glantz, Parmley, 1991; U.S. Environmental Protection Agency, 1992) che produce effetti negativi anche sulla salute degli individui che non fumano, ma che si trovano nello stesso ambiente del fumatore.
Altre sostanze importanti sono le sostanze cancerogene. Shinya et al. (1997) hanno accertato che i leucociti neutrofili attivati a seguito di esposizione a fumo di sigaretta provocano danni al DNA dei leucociti mononucleati, provocando difetti nella riproduzione delle cellule, generando tumori.
Effetti della nicotina
Molte ricerche, nell’ultimo ventennio (Newhouse, Hughes, 1991), hanno dimostrato che i fumatori manifestano un comportamento di “ricerca della nicotina”, in modo da garantirsi costantemente un determinato livello di questa sostanza nel sangue. Jarvik e Schneider (1992), hanno mostrato come le sigarette con elevata concentrazione di nicotina determinano un abbassamento della frequenza, del numero e/o dell’intensità delle aspirazioni e viceversa. È importante sottolineare che i fumatori di sigarette a basso rendimento non consumano necessariamente meno nicotina, essi tendono a mantenere comunque i livelli di nicotina tra 30/40 mg/ml di plasma, attraverso profonde inalazioni (Jarvik, 1997).
Allo stato attuale il ruolo della nicotina come composto puro nella genesi delle forme tumorali è molto dubbio. Perché se è vero che la nicotina può essere convertita in un composto carcinogeno (nitrosonornicotina), è anche discutibile che la quantità formatasi sia sufficiente a provocare tumori (Cocores, Miller, 1993).
I danni più gravi determinati dalla nicotina sono senz’altro i danni dovuti all’intossicazione cronica che si manifestano a carico del sistema circolatorio con le seguenti manifestazioni: vasocostrizione periferica e conseguente aumento della pressione arteriosa; aumento dei battiti cardiaci, il che comporta affaticamento del cuore; spasmo delle arterie coronarie con possibilità di angina pectoris aumentando il rischio dell’infarto.
Altri disturbi si possono manifestare anche a carico dell’apparato digerente, della vista, dell’apparato respiratorio, sullo stomaco (favorendo gastrite ed ulcera).
Statistiche
Attualmente si verificano 3,5 milioni di decessi all’anno causati dal fumo. Si stima che per il 2030 saranno circa 10 milioni. Per quella data, basandosi sugli attuali trend dei fumatori, si prevede che il tabacco sarà la principale causa di un complesso di malattie nel mondo, causando circa 1/8 dei decessi complessivi.
In percentuale, i fumatori che cominciano a fumare nell’adolescenza e continuano a fumare regolarmente hanno circa il 50% di possibilità di morire a causa del tabacco. Metà di questi morirà prima della mezza età, prima del compimento dei 70 anni, perdendo circa 22 anni di normale aspettativa di vita. Fumando in maniera continuativa, i fumatori hanno un tasso di mortalità circa 3 volte superiore a quello dei non fumatori a prescindere dall’età di inizio. Per i fumatori, la probabilità di sviluppare un cancro al polmone sembra essere dieci volte maggiore rispetto ai non fumatori e per i fumatori “pesanti” (2 o più pacchetti al giorno) sembra superiore di 15-25 volte. I fumatori hanno un rischio di morte per cardiopatia coronaria che è da due a quattro volte maggiore rispetto ai non fumatori, a seconda della frequenza con cui fumano (Zhong et al., 2000). Il ruolo del fumo nelle principali malattie respiratorie è notevolissimo, in quanto sembra il responsabile dello sviluppo di bronchiti ed enfisemi con una probabilità prossima al 90%. (Fielding, 1985; Durda, Ziemecka, Szafranski, 1976).
Dipendenza
La prima sigaretta della giornata provoca tachicardia, che persiste fino a quando i livelli plasmatici di nicotina raggiungono l’equilibrio. Quando i fumatori cronici si astengono dalla sigaretta, presentano una caduta della frequenza cardiaca, che rimane bassa a lungo, almeno per dieci giorni. Il sollievo dall’astinenza sembra essere il tipo principale di rinforzo negativo per i fumatori. La condizione di deprivazione di nicotina per forti fumatori comporta irritabilità e disagio alleviabili solo con nicotina sostitutiva (Hughes et al., 1991). Non è mai stata dimostrata una riduzione dell’ansia dovuta a sostanze presenti nel fumo di tabacco in senso assoluto; la riduzione dell’ansia può essere rilevata, invece, solo quando si assuma nicotina durante l’astinenza, per via della stessa condizione dell’astinenza (Hashizume et al., 2000).
Nella quarta edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-IV) la dipendenza e l’astinenza da nicotina sono classificate come un disturbo psichico.