L'alcolismo
Inviato: 26/08/2009, 16:59
Questo è decisamente più lungo del tabagismo, ma non mi sentivo di tagliare ulteriormente.
Farmacocinetica dell’alcol
L’alcool presente nel vino, nella birra e nei liquori è l’alcol etilico (etanolo). L’alcol etilico è sia idrosolubile che liposolubile, quindi diffonde facilmente nelle membrane biologiche. L’assorbimento dell’etanolo è totale ed estremamente rapido, in quanto non necessita di precedenti interventi digestivi e può verificarsi in qualsiasi punto del tubo digerente. Il picco della concentrazione ematica dell’alcol viene raggiunto in un periodo compreso tra i 30 e i 90 minuti; a stomaco vuoto già intorno ai 5. L’ingestione di cibi grassi rallenta ulteriormente l’assorbimento. L’organismo possiede dei meccanismi di protezione dall’intossicazione da alcol: se la concentrazione alcolica sale troppo, nello stomaco viene secreto muco e il piloro si chiude, impedendo l’accesso all’intestino, dove non esistono significative limitazioni all’assorbimento. Spesso lo spasmo pilorico causa nausea e vomito.
La distribuzione dell’alcol, dopo l’assorbimento, avviene in modo uniforme in tutti i tessuti e i liquidi dell’organismo (il 90% attraversa la barriera ematoencefalica immediatamente e si diffonde nei tessuti in proporzione all’acqua presente negli stessi).
Il metabolismo del 90% dell’alcol avviene nel fegato attraverso un meccanismo di ossidazione, mentre il rimanente 5-10% è secreto immodificato dai reni ed esalato dai polmoni (fiato alcolico).
Effetti comportamentali e psicologici
In quanto depressore del sistema nervoso, l’alcol ha per certi versi caratteristiche comparabili con quelle di barbiturici e benzodiazepine.
Ai vari livelli delle strutture nervose l’azione dell’etanolo comporta effetti sul comportamento a volte diversi da quelli propriamente neurofarmacologici, nel senso che l’effetto depressivo sui centri inibitori del controllo produce paradossalmente un’attività eccitatoria. L’effetto psicologico dipende da variabili soggettive, dalle aspettative dell’individuo sugli effetti della sostanza, dal contesto ambientale e sociale in cui avviene il consumo. Con il crescere delle dosi, le aspettative e la situazione contestuale diventano sempre meno importanti, poiché prevalgono gli effetti di sedazione e l’attività comportamentale diminuisce (Julien, 1997).
L’assunzione di alcol a piccole dosi aumenta la facilità all’addormentamento, in misura più consistente tende a diminuire la fase REM e lo stadio 4 del sonno profondo, con frammentazione del sonno e risvegli lunghi e numerosi. Possibili effetti di un’assunzione di ingente quantità sono gli episodi di amnesia globale transitoria. Possono inoltre verificarsi periodi soffrono di un deficit specifico della memoria a breve termine, per cui i soggetti non riescono a ricordare gli avvenimenti dei 5-10 minuti precedenti.
Un caso limite è l’intossicazione alcolica patologica, per cui il soggetto può manifestare comportamenti allucinatori, deliranti o confusionali in forma transitoria (WHO, 1995).
Uso e abuso dell’alcol
Da un confronto tra vari paesi occidentali (USA, Spagna, Grecia) e non (Messico, India, Romania, Corea del Sud e Nigeria) emerge come la definizione sociale di abuso e la percezione dei problemi a esso relati, abbia nel caso dell’alcol una soglia di identificazione più alta (Gureje, Vazquez-Barquero, Janca, 1996). Ciò significa che rispetto ad altre sostanze, accade più raramente che l’uso di alcol venga riprovato, stigmatizzato o sanzionato. L’alcol sembra in definitiva assurgere a status di droga tollerata e legale, con locali eccezioni, come nel caso dell’India, dove questo ruolo è ricoperto dalla cannabis (Gureje, Vazquez-Barquero, Janca, 1996).
Le tradizioni culturali e le norme giuridiche plasmano e danno forma ai modi d’uso dell’alcol, collocandolo nelle dinamiche del vivere sociale. Anche il consumo privato ed individuale è riconducibile a significati condivisi e assunti nel corso della socializzazione, il processo attraverso cui il soggetto diviene parte integrante di una società, interiorizzandone il sistema simbolico-normativo (Berger, Luckmann, 1969).
In ambito socio-antropologico la distinzione maggiormente utilizzata è di culture “asciutte” e culture “bagnate”, in relazione ai principali modelli tipici d’uso della sostanza.
Asciutte: anglosassoni e nord-europee, presentano un modello di abuso non frequente ma smodato, problemi sociali di disgregazione e violenza, patologie alcol-relate e mortalità da intossicazione in misura maggiore rispetto alle culture “bagnate”.
Bagnate: mediterranee e latine: uso più integrato a livello sociale e più omogeneamente distribuito nella popolazione, assenza di proibizionismo e scarsa frequenza di soggetti astemi.
Dall’abuso all’alcolismo
A livello sociale vi è spesso una generica tolleranza dell’abuso occasionale, purché avvenga in tempi e contesti in cui è ammissibile. In questi casi si può parlare di abuso socialmente “regolato”. Quello “non regolato”, come quello tipico dell’alcolista, che avviene solitamente nel privato e nella propria abitazione, è da ritenersi maggiormente idiosincratico e rischioso in termini di problemi alcol-relati (Cottino, 1991).
Restando nell’ottica culturale, l’alcolismo si delinea innanzitutto come problema sociale: l’alcolista è riconosciuto in quanto tale dal momento che devia dal “normale bere” e del “normale abusare” ed è di volta in volta considerato malato, criminale, peccatore o fannullone (Cottiino, 1991; Favretto, 1997).
Il riconoscimento medico-scientifico del “problema” di solito avviene quando è già stato rilevato dal contesto relazionale contiguo alla persona.
Complicanze relative all’abuso
Principale complicanza è il Delirium che, in soggetti con sintomi riconosciuti di astinenza alcolica, può avere una progressione al Delirium Tremens, che rappresenta la forma più grave di sindrome da astinenza. Essa consiste in psicosi funzionale caratterizzata da tremori e considerata un’emergenza medica in quanto caratterizzata da mortalità significativa (15-20%) dei pazienti non trattati. Tale sindrome colpisce tendenzialmente pazienti tra i 30-50 anni, comunque dopo 5-15 anni dall’inizio dell’abuso alcolico, spesso con precedenti di altre sindromi astinenziali e con associate epatiti e pancreatiti (Furlan, Picci, 1990). A volte si associano crisi epilettiche. Il Delirium Tremens si manifesta come uno stato confusionale riferito all’ambiente e soprattutto al tempo. Sono presenti illusioni e distorsioni percettive, fenomeni allucinatori visivi o tattili, temi deliranti a carattere minaccioso o persecutorio, disturbi della tonalità affettiva, dell’attenzione, del pensiero e della memoria. Si notano alterazioni della motricità, crisi di ipersudorazione, tachicardia e possibile febbre. Il decorso è di 2-3 giorni, ma è necessario tenere sotto controllo la pressione arteriosa, dato che è presente il rischio di collasso cardiocircolatorio.
Fra i possibili quadri clinici dell’etilismo cronico c’è l’encefalopatia di Wernicke, un disturbo amnesico acuto o subacuto, che può provocare una sindrome confusionale, disorientamento nello spazio e nel tempo, turbe del sonno, atassia, nistagmo orizzontale e paralisi oculari. Tuttavia, la sequela più classica è una regressione che porta alla Sindrome di Korsakoff.
La Sindrome di Korsakoff è una sindrome amnestica cronica, non specifica. Caratterizzata da un’amnesia di tipo anterogrado, rende il soggetto incapace di integrare cronologicamente gli eventi.
Altre patologie correlate all’alcol sono la polineuropatia alcolica, la neuropatia ottica, la degenerazione cerebellare (progressiva incertezza della stazione eretta e dell’andatura, con difficoltà in rapidi adattamenti posturali e improvvisi cambiamenti nella direzione di marcia), la demenza alcolica e la malattia di Marchiafava-Bignami.
L’alcolismo presenta comorbilità (presenza contemporanea di più disturbi) con il Disturbo psicotico indotto dall’alcol, Disturbo dell’umore e Disturbo d’ansia.
Il DSM-IV prevede, fra i disturbi indotti dall’alcol, alcune disfunzioni sessuali.
Vi sono infine i Disturbi del sonno e la Sindrome fetale alcolica.
Complicanze internistiche
L’abuso etilico non risparmia praticamente nessun distretto dell’organismo, tuttavia il più colpito è il fegato.
Le principali epatopatie legate all’alcol sono la Steatosi epatica, la Cirrosi alcolica e l’Epatite alcolica
I presunti effetti benefici riferiti all’alcol sono legati all’influenza che esso ha sul sistema cardiocircolatorio, con un effetto protettivo rispetto alle arteriopatie coronariche, alla funzione piastrinica nella formazione del coagulo ematico e alla formazione dei trombi. Tuttavia, gli stessi fattori che hanno effetti positivi nel caso di modiche dosi di alcol, sono citati come aggravanti nel caso di abuso alcolico di miopatia cardiaca, aritmia, ipertensione e ictus emorragico. L’alcol inoltre, indebolisce le prime linee del sistema immunitario e produce complicanze a livello del midollo osseo, dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine.
Testo di riferimento: "Droghe - Tossicofilie e tossicodipendenze" (A. Salvini, I. Testoni, A. Zamperini; UTET)
Farmacocinetica dell’alcol
L’alcool presente nel vino, nella birra e nei liquori è l’alcol etilico (etanolo). L’alcol etilico è sia idrosolubile che liposolubile, quindi diffonde facilmente nelle membrane biologiche. L’assorbimento dell’etanolo è totale ed estremamente rapido, in quanto non necessita di precedenti interventi digestivi e può verificarsi in qualsiasi punto del tubo digerente. Il picco della concentrazione ematica dell’alcol viene raggiunto in un periodo compreso tra i 30 e i 90 minuti; a stomaco vuoto già intorno ai 5. L’ingestione di cibi grassi rallenta ulteriormente l’assorbimento. L’organismo possiede dei meccanismi di protezione dall’intossicazione da alcol: se la concentrazione alcolica sale troppo, nello stomaco viene secreto muco e il piloro si chiude, impedendo l’accesso all’intestino, dove non esistono significative limitazioni all’assorbimento. Spesso lo spasmo pilorico causa nausea e vomito.
La distribuzione dell’alcol, dopo l’assorbimento, avviene in modo uniforme in tutti i tessuti e i liquidi dell’organismo (il 90% attraversa la barriera ematoencefalica immediatamente e si diffonde nei tessuti in proporzione all’acqua presente negli stessi).
Il metabolismo del 90% dell’alcol avviene nel fegato attraverso un meccanismo di ossidazione, mentre il rimanente 5-10% è secreto immodificato dai reni ed esalato dai polmoni (fiato alcolico).
Effetti comportamentali e psicologici
In quanto depressore del sistema nervoso, l’alcol ha per certi versi caratteristiche comparabili con quelle di barbiturici e benzodiazepine.
Ai vari livelli delle strutture nervose l’azione dell’etanolo comporta effetti sul comportamento a volte diversi da quelli propriamente neurofarmacologici, nel senso che l’effetto depressivo sui centri inibitori del controllo produce paradossalmente un’attività eccitatoria. L’effetto psicologico dipende da variabili soggettive, dalle aspettative dell’individuo sugli effetti della sostanza, dal contesto ambientale e sociale in cui avviene il consumo. Con il crescere delle dosi, le aspettative e la situazione contestuale diventano sempre meno importanti, poiché prevalgono gli effetti di sedazione e l’attività comportamentale diminuisce (Julien, 1997).
L’assunzione di alcol a piccole dosi aumenta la facilità all’addormentamento, in misura più consistente tende a diminuire la fase REM e lo stadio 4 del sonno profondo, con frammentazione del sonno e risvegli lunghi e numerosi. Possibili effetti di un’assunzione di ingente quantità sono gli episodi di amnesia globale transitoria. Possono inoltre verificarsi periodi soffrono di un deficit specifico della memoria a breve termine, per cui i soggetti non riescono a ricordare gli avvenimenti dei 5-10 minuti precedenti.
Un caso limite è l’intossicazione alcolica patologica, per cui il soggetto può manifestare comportamenti allucinatori, deliranti o confusionali in forma transitoria (WHO, 1995).
Uso e abuso dell’alcol
Da un confronto tra vari paesi occidentali (USA, Spagna, Grecia) e non (Messico, India, Romania, Corea del Sud e Nigeria) emerge come la definizione sociale di abuso e la percezione dei problemi a esso relati, abbia nel caso dell’alcol una soglia di identificazione più alta (Gureje, Vazquez-Barquero, Janca, 1996). Ciò significa che rispetto ad altre sostanze, accade più raramente che l’uso di alcol venga riprovato, stigmatizzato o sanzionato. L’alcol sembra in definitiva assurgere a status di droga tollerata e legale, con locali eccezioni, come nel caso dell’India, dove questo ruolo è ricoperto dalla cannabis (Gureje, Vazquez-Barquero, Janca, 1996).
Le tradizioni culturali e le norme giuridiche plasmano e danno forma ai modi d’uso dell’alcol, collocandolo nelle dinamiche del vivere sociale. Anche il consumo privato ed individuale è riconducibile a significati condivisi e assunti nel corso della socializzazione, il processo attraverso cui il soggetto diviene parte integrante di una società, interiorizzandone il sistema simbolico-normativo (Berger, Luckmann, 1969).
In ambito socio-antropologico la distinzione maggiormente utilizzata è di culture “asciutte” e culture “bagnate”, in relazione ai principali modelli tipici d’uso della sostanza.
Asciutte: anglosassoni e nord-europee, presentano un modello di abuso non frequente ma smodato, problemi sociali di disgregazione e violenza, patologie alcol-relate e mortalità da intossicazione in misura maggiore rispetto alle culture “bagnate”.
Bagnate: mediterranee e latine: uso più integrato a livello sociale e più omogeneamente distribuito nella popolazione, assenza di proibizionismo e scarsa frequenza di soggetti astemi.
Dall’abuso all’alcolismo
A livello sociale vi è spesso una generica tolleranza dell’abuso occasionale, purché avvenga in tempi e contesti in cui è ammissibile. In questi casi si può parlare di abuso socialmente “regolato”. Quello “non regolato”, come quello tipico dell’alcolista, che avviene solitamente nel privato e nella propria abitazione, è da ritenersi maggiormente idiosincratico e rischioso in termini di problemi alcol-relati (Cottino, 1991).
Restando nell’ottica culturale, l’alcolismo si delinea innanzitutto come problema sociale: l’alcolista è riconosciuto in quanto tale dal momento che devia dal “normale bere” e del “normale abusare” ed è di volta in volta considerato malato, criminale, peccatore o fannullone (Cottiino, 1991; Favretto, 1997).
Il riconoscimento medico-scientifico del “problema” di solito avviene quando è già stato rilevato dal contesto relazionale contiguo alla persona.
Complicanze relative all’abuso
Principale complicanza è il Delirium che, in soggetti con sintomi riconosciuti di astinenza alcolica, può avere una progressione al Delirium Tremens, che rappresenta la forma più grave di sindrome da astinenza. Essa consiste in psicosi funzionale caratterizzata da tremori e considerata un’emergenza medica in quanto caratterizzata da mortalità significativa (15-20%) dei pazienti non trattati. Tale sindrome colpisce tendenzialmente pazienti tra i 30-50 anni, comunque dopo 5-15 anni dall’inizio dell’abuso alcolico, spesso con precedenti di altre sindromi astinenziali e con associate epatiti e pancreatiti (Furlan, Picci, 1990). A volte si associano crisi epilettiche. Il Delirium Tremens si manifesta come uno stato confusionale riferito all’ambiente e soprattutto al tempo. Sono presenti illusioni e distorsioni percettive, fenomeni allucinatori visivi o tattili, temi deliranti a carattere minaccioso o persecutorio, disturbi della tonalità affettiva, dell’attenzione, del pensiero e della memoria. Si notano alterazioni della motricità, crisi di ipersudorazione, tachicardia e possibile febbre. Il decorso è di 2-3 giorni, ma è necessario tenere sotto controllo la pressione arteriosa, dato che è presente il rischio di collasso cardiocircolatorio.
Fra i possibili quadri clinici dell’etilismo cronico c’è l’encefalopatia di Wernicke, un disturbo amnesico acuto o subacuto, che può provocare una sindrome confusionale, disorientamento nello spazio e nel tempo, turbe del sonno, atassia, nistagmo orizzontale e paralisi oculari. Tuttavia, la sequela più classica è una regressione che porta alla Sindrome di Korsakoff.
La Sindrome di Korsakoff è una sindrome amnestica cronica, non specifica. Caratterizzata da un’amnesia di tipo anterogrado, rende il soggetto incapace di integrare cronologicamente gli eventi.
Altre patologie correlate all’alcol sono la polineuropatia alcolica, la neuropatia ottica, la degenerazione cerebellare (progressiva incertezza della stazione eretta e dell’andatura, con difficoltà in rapidi adattamenti posturali e improvvisi cambiamenti nella direzione di marcia), la demenza alcolica e la malattia di Marchiafava-Bignami.
L’alcolismo presenta comorbilità (presenza contemporanea di più disturbi) con il Disturbo psicotico indotto dall’alcol, Disturbo dell’umore e Disturbo d’ansia.
Il DSM-IV prevede, fra i disturbi indotti dall’alcol, alcune disfunzioni sessuali.
Vi sono infine i Disturbi del sonno e la Sindrome fetale alcolica.
Complicanze internistiche
L’abuso etilico non risparmia praticamente nessun distretto dell’organismo, tuttavia il più colpito è il fegato.
Le principali epatopatie legate all’alcol sono la Steatosi epatica, la Cirrosi alcolica e l’Epatite alcolica
I presunti effetti benefici riferiti all’alcol sono legati all’influenza che esso ha sul sistema cardiocircolatorio, con un effetto protettivo rispetto alle arteriopatie coronariche, alla funzione piastrinica nella formazione del coagulo ematico e alla formazione dei trombi. Tuttavia, gli stessi fattori che hanno effetti positivi nel caso di modiche dosi di alcol, sono citati come aggravanti nel caso di abuso alcolico di miopatia cardiaca, aritmia, ipertensione e ictus emorragico. L’alcol inoltre, indebolisce le prime linee del sistema immunitario e produce complicanze a livello del midollo osseo, dei globuli rossi, dei globuli bianchi e delle piastrine.
Testo di riferimento: "Droghe - Tossicofilie e tossicodipendenze" (A. Salvini, I. Testoni, A. Zamperini; UTET)