C'era una volta un rave..

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lomaz

C'era una volta un rave..

Messaggio da lomaz »

Le feste illegali come espressione di libertà. Tribù che vivevano sui camion attraversando l'Europa e occupavano fabbriche con musiche e luci. Il racconto anonimo di uno dei pionieri di quella stagione. Mentre ora dominano spaccio e business.




(31 agosto 2009)

Adesso quando si parla di rave è solo questione di cronaca nera: notizie drammatiche, ragazzi che muoiono per overdose o per una pasticca avvelenata. Un tempo il rave era altro: quello che ne resta è solo il contorno marcio che negli anni è cresciuto ai margini, fino a fagocitarlo e distruggerlo. E' per questo che ho accettato di raccontarlo: un tempo parlarne sarebbe stato un tradimento. La sua forza è sempre stata l'alone di mistero che lo circondava e lo rendeva impalpabile al modo esterno. Adesso questo non serve più, anzi, penso che per tutte quelle persone che come me ci hanno creduto, che più di me li hanno fatti nascere e crescere, sia giusto distaccarsi dalla degenerazione di oggi. Non trovo più quella coscienza che gli dava ragion d'essere, che rendeva i free party non solo un'occasione di ballare e sballare, senza limiti e senza regole: adesso vedo situazioni dove qualcuno si può arricchire, trasformandole solamente in business.

Quando tredici anni fa ho conosciuto i rave party ero poco più che adolescente, in un mondo un po' più accessibile ai ragazzi di quanto lo sia oggi. Che lasciava più libertà e più possibilità di espressione. Non era ancora nata la stagione dei divieti, della guerra alla movida e della demonizzazione di ogni divertimento giovanile. Il rave era distante da tutto: totale distacco dal sistema in cui viviamo, senza cercare di combatterlo ma neanche di confrontarsi con le sue regole. Lo si capiva già dalla scelta degli spazi. Riportava la vita in quegli edifici diventati fantasmi: i luoghi dove in passato i lavoratori smettevano di essere persone e venivano usati come ingranaggi. Fabbriche abbandonate, capannoni industriali ridotti a scheletro, senza più il cuore meccanico, pulsante, produttivo.

Lì volevamo andare, per l'enorme disponibilità di spazio, per l'acustica particolare, per la possibilità di crearci dentro un altro mondo fatto di persone, musica, cani. Al centro, come fosse un nuovo cuore, c'era il sound system: un muro di casse potente migliaia di watt. Il resto sorgeva come d'incanto. Spuntavano fontane di fiamme e giocolieri che illuminavano il buio con il fuoco, installazioni meccaniche colossali e performance che contaminavano tutte le arti. Questo magma partoriva la Taz, acronimo inglese per 'zona temporaneamente autonoma', totalmente libera. Per un periodo da tre a sette giorni nasceva un altro universo, con i suoi equilibri. Equilibri che percepivi solo vivendoci dentro. E una sola regola dominante: 'La festa sei tu!'.

Era l'espressione di una nuova cultura: quella dei traveller, un movimento nato in Inghilterra alla fine degli anni '80. Persone che le feste le organizzavano, le facevano muovere di paese in paese, di cultura in cultura. Spostando generatori, impianti audio, video, strutture meccaniche; viaggiando su veicoli militari, vecchi camion e autobus trasformati in case o magazzini mobili. Tutto questo era una tribe: una comunità di persone, cani, bambini, che viveva su quei mezzi e si spostava come fosse un circo, in carovana. Ognuno aveva un suo ruolo: chi suonava, chi costruiva le casse, chi montava l'impianto del suono, chi riparava i camion, chi creava le performance. Non esisteva il profitto. Tutti i ricavi, quelli degli alcolici venduti nei giorni del party e quelli delle droghe, servivano solo per vivere: per viaggiare, organizzare altre feste, migliorare le attrezzature.

Le tribe si spostavano in continuazione per tutta Europa e talvolta anche oltre, coinvolgendo sempre più persone, creando sempre più Taz. Così altre tribù sono entrate in contatto inventando i teknival, la massima espressione di questa stagione: enormi feste che fondevano un miscuglio di giovani diversi fino a farne un'unica cosa, legate dallo stesso spirito anarchico ma non ideologico, dalla musica di più sound system. Intorno, fuori, lo stupore: l'impossibilità di bloccare questo movimento. La polizia? Era confusa, impreparata. Quando una pattuglia fermava quella carovana, si scatenava il caos. Una confusione senza violenza, semplicemente disarmante. Dai camion scendevano in massa ragazzi vestiti di nero, coperti di tatuaggi e piercing, con moltitudini di cani: c'era chi cominciava a mettere musica, che parlava inglese, francese, spagnolo, ceco, italiano. Quei camion avevano targhe e documenti di altri paesi, forse falsi, impossibili da controllare. Un incubo per gli agenti d'ogni nazionalità che preferivano lasciarci passare. Tanto - pensavano - finché rimangono ai margini, finché stanno lontani dal sistema civile che fastidio danno? Questo caos era libertà: di spostarsi, occupare temporaneamente spazi inutilizzati e anche di far girare sostanze stupefacenti. Droghe che venivano prese in Olanda, in Inghilterra, alla fonte, là dove venivano fabbricate e non ancora manipolate. Si vendevano a prezzi politici, la qualità era garantita e a nessuno conveniva tirare pacchi: avresti perso rispetto e credibilità. Non era permesso ad esterni di venire a fare il proprio business, mettendo in circolazione acidi sballati, ecstasy tagliata male. Eroina e cocaina restavano fuori. Infatti in Campania la camorra ha vietato subito i rave, sparando contro i camion, per non vedere crollare il suo monopolio e i suoi prezzi.

I luoghi venivano scelti con attenzione: fabbriche senza più proprietari che potessero sporgere denuncia, lontane dai centri abitati, senza ambienti pericolanti. Poi si organizzava la festa. All'inizio il Web non esisteva. Le informazioni giravano a voce o attraverso i flyer: manifestini che venivano distribuiti solo in quegli ambienti. Indicazioni che comunque non segnalavano il luogo, ma un meeting point in cui trovarsi, per poi partire insieme. Questo sistema garantiva la sicurezza e la riuscita della festa. Proteggeva lo spirito dei partecipanti: un equilibrio che funziona fino a quando ognuno è cosciente dei grandi rischi ma anche delle grandi possibilità che incarna una situazione così libera. Se qualcuno si sente male o si prende male, la festa si trasforma in un bad trip per tutti. Quella forte empatia trasmetteva felicità, serenità, complicità ma al tempo stesso poteva diventare un canale riservato alle paure, alle paranoie e all'aggressività. Dentro il rave le parole e le formalità lasciavano spazio agli sguardi, alle sensazioni vissute da tutti. In tutto questo la musica ha un ruolo fondamentale: è veloce (da 180 a 200 battiti per minuto), scandita da bassi martellanti, arricchiti da suoni quasi psichedelici. Tutti ballano in una trance collettiva. La musica non si interrompe mai, occupa tutto il rave, ne scandisce il ritmo: si sostituisce al tempo, fino a farne perdere la cognizione, fino a trasmettere un senso di libertà totale. Nella festa si può ballare fino a crollare, ma anche mangiare, dormire, esplorare ogni angolo della Taz . Mettersi in macchina e uscirne solo quando ce la si sente. Tutti insieme, proteggendo la tribe dalla polizia con la forza del gruppo.

Mi ricordo un teknival organizzato nel 2001 sul Monte Grappa, nell'ex base Nato, durato più di una settimana, con tribe provenienti da Italia, Francia, Inghilterra, Cecoslovacchia, Spagna: decine di migliaia i partecipanti. La Digos arrivò a festa iniziata, senza sapere che fare. Stupiti, aspettavano fuori. B. - una di quelle persone che i rave li aveva fatte nascere, li viveva, ci suonava - gli andò incontrò con piglio milanese e li accompagnò dentro. La ricordo mentre mostrava agli agenti il muro di casse alto 4 metri, mentre gli presentava i gruppi stranieri: "E' un festival di musica elettronica e di incontro tra realtà underground europee". Loro increduli, chiesero solo che entro una settimana tutto scomparisse, nello stesso modo in cui era comparso: 'E senza casini!'. E così fu.

Alcune tribe si spinsero in Bosnia prima e in Serbia più tardi sfidando guerre etniche e raid della Nato, per portare la loro energia nei palazzi dilaniati dalle bombe. Il movimento continuava ad allargarsi. E questa crescita poco alla volta ha segnato la fine della stagione che ho conosciuto. Le notizie diffuse su Internet hanno aperto le porte dei rave a chi non ne condivideva i valori. Cominciarono a nascere decine di nuove tribe, che però avevano perso la filosofia libertaria diventando solo organizzatori di eventi illegali. Occasioni di profitto e divertimento, nulla di più. Iniziarono a comparire sempre più spacciatori di professione, ladri, malintenzionati, felici di poter approfittare di persone troppo 'fatte' per proteggersi. Diventò presto un fenomeno sociale: in Francia ogni fine settimana venivano intasate autostrade, deturpate zone verdi, o distrutte strutture. Erano all'ordine del giorno gli stupri, le violenze, i ragazzi morti. Le tribe delle origini sono fuggite, in cerca di terre vergini: nel nuovo mondo, in Sudamerica. Altri si sono dati alla musica creando etichette indipendenti. O al circo. E di quel mondo adesso è rimasto poco o nulla.

testo raccolto da Gianluca Di Feo


Gid gbr

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da Gid gbr »

Affascinante :o :clap: :clap: veramente spettacolare come racconto. Benchè io sia contro le stupefacenti, il motivo per cui nacquero i rave era già di mia consocenza, e lo appoggiavo, come libertà d'espressione e indipendenza e manifestazione. Poi era diciamo molto più "sano e motivato" (fra virgolette ovvio, ma come dice lo scrittore, ora è tutto un approfittare e non socializzare al bene di tutti). Già technoid qui nel forum spiegò praticamente le stesse cose, vedo che dunque aveva ragione. Diciamo sono sempre stato favorevole come concetto ai rave, mai al fatto in se però, in quanto illegale. Bello comunque questo articolo, si può capire quanto gli stessi padri fondatori siano estranei a tutto ciò che c'è ora.
robbeHC

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da robbeHC »

Davvero bel racconto. Dovrebbero spiegarlo a tutti quelli che non lo hanno capito che il rave non è un prato dove sfondarsi e basta.
Per quanto non mi ritrovi nella loro "anarchia", non si può far altro che condividere la loro empatia quando si è a ballare. Quello è lo spirito giusto secondo me. :clap:
[LavenA HakkE]

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da [LavenA HakkE] »

Bel racconto e bel video.
PioLa

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da PioLa »

bellissimo articolo, e per chi volesse approfondire può leggere il libro sulle TAZ qui: http://books.google.it/books?id=qxMTGrC ... e&q&f=true
MrQ8

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da MrQ8 »

davvero un ottimo video che purtroppo devo condividere al 100%...
Il primo illegale lo scoprii per puro caso girovagando in bici (non avevo nemmeno l'età per guidare il motorino...) tra le campagne cremonesi, all'ultimo che ho frequentato c'è stata l'invasione dei camioncini paninari...
ho detto tutto.
gbrinaina

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da gbrinaina »

:o figoso :o
kayo82

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da kayo82 »

A quel teknival nella ex base nato c'ero,proprio in quell'anno li,ma comunque non era stata l'unica organizzata in quel fantastico posto ;) ...della festa l'avevo saputo il secondo o terzo giorno da amici di amici che manco c'erano stati,ma ''avevano sentito che...'' ...location spaziale,la pista di decollo finiva a picco di un burrone,tutta la struttura ed il relativo ''spazio verde'' era su di una collinetta,gli americani se ne erano andati di fretta e furia da quel posto,avevano portato via tutto,grondaie e finestre comprese,c'era una ''spettralità'' quasi affascinante...c'era una bellissima vista sulla vallata,davvero un posto particolare :$ ...non ho frequentato moltissimo i rave,se son stato quasi casualmente a 6-7 son già tanti,ma quello che mi ricordo specialmente di quella serata è la semplicità e l'essere totalmente tranquillo,cosa che,in qualunque festa sia andato (qua in italia almeno,sia parlando di rave che di festival o discoteche) raramente ho trovato,la gente era tranquilla,si faceva la propria festa e per quanto potessero essere stati fuori (io stesso mica ero un santo in quegli anni) nessuno si sognava di ''sgarrare''...magari quella mentalità fosse fuoriuscita da quell'ambiente...un paio d'anni fa sono stato casualmente ad un ''rave'' (FRA VIRGOLETTE) a pochi chilometri da quella base...già che lo facciano spesso è già tutto dire,e definire triste la situazione è ancora poco...mi sembrava d'essere in capannina a jesolo ma con french in sottofondo,penso d'essermi spiegato :doh: ...
Vitto

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da Vitto »

io ho iniziato ad andarci ai rave a 19 anni perchè avevo iniziato ad uscire con gente che ci andava... ma finchè mi sfondavo come un cane mi son sempre divertito e trovato bene.. ma forse anche perchè nel 2008 c'era una situazione diversa da quella che c'è ora. Sto parlando del periodo del pasquatek di segrate dove c'era scappato il morto, quello è stato l'ultimo teknival enorme fatto in italia. Dopo quel morto è scoppiata la campagna mediatica contro i rave maledetti e la polizia ha iniziato a scassare la minkia sul serio facendo scattare denunce e sequestri. Ma la campagna mediatica invece che combatterli li ha portati sulla bocca e sugli occhi di tutti e ogni cretino che voleva fare il trasgressivo ha iniziato ad andarci rovinando tutto.
Fatto sta che poi io ho cambiato ambiente perchè mi son reso conto che stavo camminando a grandi falcate su una brutta strada.
Ho riniziato a fare capolino a qualche rave un anno dopo e ho continuato per un paio d'anni ad andare ogni tanto ma proprio dei mordi e fuggi di massimo 6/7 ore... tornandoci a distanza di anni da quando avevo iniziato ad andarci io ho notato proprio un cambiamento radicale, e forse anche complice il fatto che non mi sballavo più come prima e che non avevo più 19 anni ma 21-22, mi riempivo di tristezza a vedere come si conciava la gente e a vedere che il pensiero principale non era divertirsi ma sballarsi cosi tanto da non stare in piedi. Certo lo facevo anche io ma la differenza sostanziale è che prima la gente si sballava coi trip e md ed erano tutti carichi e felici, ora solo ketamina e sembra di vedere un branco di zombie che faticano a reggersi in piedi
WXL

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da WXL »

Vitto ha scritto:Dopo quel morto è scoppiata la campagna mediatica contro i rave maledetti e la polizia ha iniziato a scassare la minkia sul serio facendo scattare denunce e sequestri. Ma la campagna mediatica invece che combatterli li ha portati sulla bocca e sugli occhi di tutti e ogni cretino che voleva fare il trasgressivo ha iniziato ad andarci rovinando tutto. mi riempivo di tristezza a vedere come si conciava la gente e a vedere che il pensiero principale non era divertirsi ma sballarsi cosi tanto da non stare in piedi.
questo lo quoto in tutto e per tutto. ma il fatto è che si drogano e basta (non cosa uno si prende): non ballano, non socializzano, non fanno un cazzo, ognuno sta per le sue diffidando di tutto e tutti.
Vitto

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da Vitto »

ma infatti anche quando vai tipo ai chapter o eventi del genere c'è sempre più gente nel parcheggio che nel locale a ballare
WXL

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da WXL »

mah..continuo a pensare, meglio pochi, ma buoni. Qua in Italia.
Vitto

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da Vitto »

PioLa ha scritto:bellissimo articolo, e per chi volesse approfondire può leggere il libro sulle TAZ qui: http://books.google.it/books?id=qxMTGrC ... e&q&f=true
ho provato a leggerlo ma dopo qualche pagina sono crollato sotto i colpi dei paroloni e dei vaneggiamenti filosofici di questo tizio... ed è un peccato che scriva cosi perchè ci sono concetti veramente interessanti ma fa troppa confusione.
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saluzz
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Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da saluzz »

WXL ha scritto:questo lo quoto in tutto e per tutto. ma il fatto è che si drogano e basta (non cosa uno si prende): non ballano, non socializzano, non fanno un cazzo, ognuno sta per le sue diffidando di tutto e tutti.
specchio della società dove viviamo e specchio della situazione giovanile odierna...
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gbrit
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Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da gbrit »

ieri sera ero al bar di un mio socio e ho conosciuto un ragazzo sulla quarantina che si è fatto tti i party dal 89 al 99 piu o meno.
mi ha raccontato di com'era una volta e davvero era tto un'altro mondo ma anche di come vivevano le serate gli stessi dj. l'unica nota negativa,che questo è davvero fritto dall'extasy . mi ha detto che il boom è scoppiato proprio intorno all'89,mi diceva che facevano i mezzanotte mezzogiorno poi andavano agli after e il lunedi mattina andava a lavoro in dritta,dei 2,3 giorni senza dormire e quando arrivava il lunedi avevano il sorriso in bocca xche gia pensavano a dove andare il sabato dopo.
ho scoperto anche una cosa che nn sapevo che il matrix era al central a firenze poi si è spostato a brescia. questo si è fatto l'omen,cocco,peter,cellophane,embassy,matrix,central,tenax,imperiale,insomnia,area city,asylum,the west,ibiza,germania,olanda,svizzera ecc....sempre e solo per la techno.mi ha detto nomi di locali che nn sapevo neanche della loro esistenza.
dice che il suo dj preferito è farfa,poi segue moka e parrini.
mi ha raccontato cose davvero belle di quel periodo ma purtroppo nn ci si può ridurre cosi per una passione musicale. mi diceva che ha parlare di quel periodo gli tornano su i flash dell'extasy.
ha detto che ha ancora le cassette e qualche vinile,vediamo se riesco a farmi qualche copia ;)
lomaz

Re: C'era una volta un rave..

Messaggio da lomaz »

gbrit ha scritto:facevano i mezzanotte mezzogiorno poi andavano agli after e il lunedi mattina andava a lavoro in dritta,dei 2,3 giorni senza dormire e quando arrivava il lunedi avevano il sorriso in bocca xche gia pensavano a dove andare il sabato dopo.
Anche il titolare del negozio di t-shirt dove lavoravo prima mi ha detto che conosceva gente che faceva ste feste, after e lunedì mattina a lavoro(mi accennò anche di una sua amica che faceva l'avvocato).
gbrit ha scritto:dice che il suo dj preferito è Farfa
Eh bèh :$
gbrit ha scritto:mi ha detto nomi di locali che nn sapevo neanche della loro esistenza
Quando ero sul treno Milano-Genova di ritorno dal MOH in svizzera ad Halloween '09, avevo conosciuto un ragazzo e parlando di feste, locali ecc ecc mi nominò locali e after dei quali non ne sapevo nulla ;)
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